giovedì 30 gennaio 2020

2 Samuele 7,18-29 e Marco 4,21-25
Come ascoltiamo?

Dopo la Parabola del seminatore, l'evangelista Marco, chiude con una citazione di Isaia (6,9s): "... affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato ..."; citazione che viene ripresa anche da Giovanni (12,40) nel contesto della incredulità dei farisei e dei capi dei giudei riguardo a Gesù. Questo parallelo permette di dilatare la comprensione della reazione alla Parola del Signore. Quella Parabola, nel momento in cui viene proclamata, ha dato fastidio: tra chi non riesce ad applicarla alla vita; chi la sente invadente; chi si sente smascherato e messo allo scoperto; queste Parole sono scomode, oppure sono quella luce che serve per illuminare la casa! La luce non serve per essere nascosta, ma serve all'uomo per vedere e riconoscere la realtà. Senza la luce la realtà non ha significato, resta tenebra. Chi ha ascoltato si è sentito quindi toccato nella propria fede e nella coscienza, circa il frutto che si è calaci di generare nella relazione con Dio e soprattutto circa lo stato della propria vita: quale terreno ciascuno rappresenta? Nel commento, che riferiamo a Gesù, viene tratteggiato un suggerimento per il discepolo. Ovvero per essere veramente discepolo, occorre ascoltare la Parola: "Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha."
È dall'ascolto, che si è plasmati, è ascoltando che si è riempiti e si assumono i criteri delle scelte della vita. Solo in questa prospettiva la relazione con Gesù resta rilevante, altrimenti assumiamo l'irrilevanza cristologica come condizione della fede come prassi.

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