venerdì 3 gennaio 2020

1 Giovanni 2,29-3,6 e Giovanni 1,29-34
Eppure siamo figli di Dio ...

Essere figli di Dio cosa importa e a chi interessa realmente? È un desiderio, è una necessità di relazione che mi fa figlio, non certo un certificato dell'anagrafe Comunale.
Forse è questa mancata relazione che mette in evidenza la condizione di chi è orfano di Dio, orfano di una paternità divina che se riconosciuta cambia radicalmente lo sguardo sul mondo, le persone e le cose.
Essere figli di Dio cosa vuol dire? Che Dio è in nostro creatore? Che ci ha voluti da sempre? Non credo, l'apostolo Giovanni, nella 1 Lettera cita queste parole: "Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!"
Il nostro essere figli ha origine nell'amore di Dio, è conseguenza dei suoi sentimenti e della sua stessa natura. Ma questo amore non resta estetico, ovvero in cielo. L'amore, dice Sant'Agostino, ha nella manifestazione verso i fratelli, la prima possibilità di rivelarci l'amore di Dio; ebbene Dio è padre perché manifesta il suo amarci attraverso la concretezza storica di Gesù, uno figlio. L'amore esiste in quanto vi certezza. Il Vangelo i oggi ci porta proprio a questa consapevolezza: la nostra redenzione, la nostra salvezza, la nostra liberazione dal male è opera di Gesù, ma ha origine nell'amore di Dio, nell'amore dell'unico vero Padre, Gesù è concretezza di un Padre che ama.
È solo questa prospettiva, che superando ogni dovere etico, da senso alla conversione dei nostri stili di vita.

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