venerdì 31 gennaio 2020

2 Samuele 11,1-17 e Marco 4,26-34
La Parola in Parabole

La parabola e la Parola sono un tutt'uno, la traduzione letterale dal greco dice al versetto 33: "con molte parabole di questo genere esponeva loro la parola, secondo quello che potevano intendere ..."
La parabola quindi non è mai una spiegazione o uno e semplificazione di un annuncio di altro, come se il regno di Dio fosse un'altra realtà. La parabola espone il regno di Dio, la parabola è in modo figurato forma e contenuto del regno di Dio. Ecco allora che la parabola non è una catechesi per i poveri illetterati, ma è già di per sé una proposta immediata del regno di Dio.
Ogni volta che ascoltiamo Gesù che parla la Parola e lo fa in parabole, dobbiamo immediatamente metterci in ascolto, non solo di un contenuto, ma di tutta una esposizione, a tutto tondo, di intelletto, di pensiero, di volontà, di morale, di etica, di scelta, di immagine, di forma ecc ...
La parabola, allora va ascoltata, prima di tutto per essere accolta nella sua pienezza e immediatezza, senza spezzarla attraverso mille intellettualismi e spiegazioni. Gli strumenti esegetici sono funzionali allo studio, non alla comprensione. La parabola nella sua natura va ascoltata, non solo letta, perché è narrazione del mistero di Dio, e va intesa mediante il mistero della nostra umanità. A questo punto verrebbe da affermare che ma parabola rappresenta il luogo ideale di incontro tra la parola di Dio (il suo mistero) e il mistero dell'uomo. Ma questo luogo di incontro cos'altro è se non il regno di Dio? Dio non si limita a cercare l'uomo, Dio vuole trovare e abbracciare la nostra umanità. Alla luce di questo riascoltiamo le parabole, cioè la Parola, dalla bocca di Gesù.

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