sabato 4 gennaio 2020

1 Giovanni 3,7-10 e Giovanni 1,35-42
Chi non è da Dio ...

La prima lettera di Giovanni riduce tutto all'essenziale essere o non essere da Dio, e di conseguenza essere dal peccato ovvero venire/essere dal diavolo. Forse una riduzione così  estrema ci sta un poco stretta, ma per Giovanni, per lui che ha conosciuto Gesù, a partire da quelle esperienze intime di "chiamata", come quella scritta oggi nel Vangelo, la relazione con Gesù rappresenta la piena manifestazione dell'essere da Dio.
"Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio"... Quel momento si fissa per sempre nel tempo della loro vita, al punto di divenirne il momento di svolta: da quell'incontro tutta la loro vita prenderà un'altra direzione, avrà altri riferimenti, sarà per un compimento tutt'altro che scontato. Superato il momento dell'entusiasmo, è quanto Gesù ti ha dato; come lui ti ha affascinato e convinto; quanto lui abbia preso dimora nei tuoi sentimenti e nei tuoi pensieri, che fa e farà anche in futuro la differenza. Non conta nulla la dottrina insegnata e imparata, ben poco contano parole accorate e testimonianze di altri ... È quanto le parole del Vangelo traducono e propongono l'incontro personale di Gesù e con la vita, che, o si incidono e lasciano il segno oppure tutto resta immutato. Ma è proprio quel segno di Lui, accolto e custodito, che fa di un uomo un discepolo, e ci fa sentire "di essere da Dio".

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