mercoledì 29 gennaio 2020

2 Samuele 7,4-17 e Marco 4,1-20
Gesù semina la Parola!

Passata la prima ostilità dei giudei; affrontata la reazione della propria famiglia, Gesù riprende a parlare del Regno di Dio, lungo la "spiaggia" del lago di Galilea, attraverso metafore particolari che sono le parabole. Sono immagini che prese dalla vita reale coinvolgono direttamente ciascuno nel ripensarsi dentro la narrazione e hanno come conseguenza una reazione morale ovvero una spinta alla conversione, al cambiamento. È questo il modo attraverso il quale Gesù si relaziona da ora in poi, nel suo insegnare, cioè nel suo farsi conoscere.
Ora, se i suoi più prossimi, lo consideravano "un po' fori di testa", l'insegnamento di Gesù, apre a una nuova comprensione della realtà, al punto che la conversione genera dei discepoli "fuori di testa" e genera altri che restano "fuori" dal Regno. per questi ultimi le Parabole restano irrilevanti, e senza senso; essi sono tutti coloro che non riescono ad avere uno sguardo nuovo su Gesù, ma sono radicati nell'idea che sia un "buon uomo, ma un po' scemo", cioè sia "fuori di testa".
Ma cosa vuole dire Gesù con questa parabola? Sta affermando che il regno di Dio è dato nell'ascolto della Parola da lui insegnata. Questa è la realtà nuova, attraverso cui è dato di accogliere il mistero di Dio come Padre misericordioso pieno di amore e fedeltà. Questo rivelarsi di Dio provoca il modo di essere di fronte a Dio e di comprendere noi stessi. Ed ecco che di fronte a questa Parola possiamo reagire come strada in cui il seme ci viene portato via; come terreno sassoso, in cui non abbiamo cura sufficiente e il seme perde rilevanza; come rovi in cui la parola è schiacciata dalle nostre sovrastrutture; come terreno buono che è la disponibilità ad accogliere, ma forse per questa esperienza occorre essere "un poco fuori di testa".

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