martedì 28 gennaio 2020

2 Samuele 6,12-15.17-19 e Marco 3,31-35
Fare la volontà di Dio, sempre!

Per più di vent'anni, Gesù ha vissuto a Nazareth, nel silenzio di un villaggio di pastori, nel nascondimento di una casa, tra le rocce e la valle; nell'intimità dell'affetto di Maria e Giuseppe e nella compagnia fraterna di quello stretto gruppo di parenti e amici. Ma questa ricostruzione forse non è l'unica possibile. Credo che alla tranquillità di Nazatreh dobbiamo aggiungere tutto ciò che, nonostante la marginalità nascosta di questi anni, Gesù abbia comunque fatto un cammino di profonda introspezione di sé stesso e di presa di coscienza della realtà e del mistero di Dio, del Padre, che progressivamente gli si rivelava. Ed ecco che quando Gesù scende a Cafarnao, per la sua famiglia, inizia il tempo della fatica: "ma cosa gli stava succedendo", invece di pensare a trovarsi una ragazza e a farsi una sua vita, questo pensa al "Regno dei cieli", a scacciare i demoni, a fare il "maestro" e a interpretare la Legge e i Profeti ... Effettivamente per tutti coloro che lo conoscono di lui dicono che è un "buon ragazzo", ma per tutti, ora lui è fuori di testa, in altre parole, è un "poco scemo". Attenzione, perché saranno proprio queste persone che lo hanno conosciuto in un momento non sospetto, che daranno origine alle prime comunità di discepoli, proprio in quei luoghi in cui Gesù ha vissuto in modo anonimo e quasi nascosto: Nazareth e Cafarnao.
Fare la volontà di Dio cosa significa? È Dio nella sua libertà e volontà, nel suo esistere che si rivela e non si aggiunge; si manifesta e non si impone; si condivide senza consegnarsi, ma rimanendo nella sua identità. Tutto questo Gesù riconosce e percepisce per sé stesso rispetto al Padre, e attraverso la realtà della quale pure lui è partecipe. Fare la volontà di Dio non è quindi un semplice agire morale, ma è un essere e un esserci in relazione a Dio, e alla Sua rivelazione: secondo la storia della salvezza.

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