mercoledì 29 aprile 2020

1 Giovanni 1,5-2,2 e Matteo 11,25-30
Festa di Santa Caterina da Siena patrona d'Italia
Lo Spirito di Dio e del mondo

La fragilità, le ferite che portiamo in noi e che spesso accompagnano la nostra vita sono il frutto dello scontro/confronto tra lo Spirito di Dio e quello del mondo, che avviene in noi, in forza della libertà di cui disponiamo. In questo giorno in cui ricordiamo Santa Caterina da Siena, è a lei che affidiamo la nostra vita Spirituale. Che non è dimensione incarnata nella nostra esistenza dello Spirito di Dio.
Che cosa anima la vita dello Spirito? Non certo e solo il nostro impegno di preghiera! Prima di tutto il riconoscersi in quella straordinaria esperienza che il Vangelo descrivere a partire da Gesù: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza". Gesù rende grazie del dono relazionale e di amor che lui stesso sperimenta, e che gli rivela la vicinanza del Padre. La conoscenza non è anagrafica, ma relazione di amore, ed è immanenza dello Spirito di amore. Noi tutti siamo parte di questa benevolenza di Dio, ciascuno per sua partecipazione, e secondo il dono ricevuto. È questa relazione donata che ci precede, il motore della vita Spirituale.
Ma come rispondiamo nella nostra libertà e umanità? Il limite che introduciamo per natura ci sottrae al giogo dell'amore di Dio, finanche a rinunciare a quell'invito straordinario di Gesù che sarebbe, se accolto e vissuto, la nostra piena felicità: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero".
Che cosa ci permette di corrispondere all'invito del Signore?
Nella vita cristiana, la confessione del peccato, quando non è vissuta come elencazione delle colpe, ma come riconoscimento e offerta a Dio delle nostre ferite - perché è in quella condivisione, al Padre si chiede la guarigione -, cioè una sublime forma di integrazione nella vita; ebbene questa confessione ci apre il "cammino nella luce, come egli è nella luce, allora siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato"; ci attesta la prima lettera di Giovanni.

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