venerdì 17 aprile 2020

Atti 4,1-12 e Giovanni 21,1-14
Venite a mangiare ...

In tutta questa vicenda accaduta sul lago di Galilea, tra apparizione e riconoscimento, tra iniziativa di lavoro e miracolo di una pesca più che abbondante; ciò che emerge come apice è un invito: "venite a mangiare!"
Gesù non è un fantasma, la sua manifestazione come il Risorto non si limita a una presenza da venerare nella distanza della barca nel mare. Così come all'inizio del Vangelo, di fronte alla curiosità di molti, alcuni si sentono chiamati: "venite e vedete"; oppure come di fronte alla gente si percepisce un venire a Gesù come attrazione verso un "mistero buono", che affascina e sazia come il pane e i pesci moltiplicati sulla stessa spiaggia del lago; ora su quella spiaggia, quella esortazione, quell'invito è esplicito riferimento a una comunione con Lui, a condividere quella esperienza portando sé stessi e la propria vita. Quando il discepolo, quello amato (Giovanni) esclama è Gesù, Pietro immediatamente si rivesta e si getta in mare perché era nudo ..., cerca di rendersi  presentabile e, ... e forse cerca di raggiungere Gesù camminando sulle acque ...
Ci sono immagini che nella memoria risuonano come situazioni di vita vissuta: le pesche abbondanti; il Gesù che cammina sulle acque; Pietro che preso dall'entusiasmo vuole seguire Gesù e affonda; le notti di fatica in barca in mare; Gesù che dorme nella barca; la moltiplicazione del pane e del pesce sulla spiaggia ... I pensieri si rincorrono e l'emozione cresce nel percepire quell'iniziale sconosciuto come il Signore!
Tutto questo si addensa in una nuova esperienza: "Venite a mangiare!"
Esortazione, invito, desiderio, condivisione ... Tutto questo fa parte del modo in cui il risorto si rivela e manifesta. La sua risurrezione si offre a noi come concretezza nella quotidiana fatica, nel quotidiano affaccendarsi ... E dento questa quotidianità è concretezza dello stare con lui, dell'essere a tavola con lui. Anche questo invito, esplicita un fatto già accaduto e inciso bella memoria: quella Pasqua nel cenacolo a Gerusalemme. Il "venite a mangiare", ripropone il: "prendete e mangiate questo è il mio corpo". Ecco che la nostra "comunione" e concretezza del nostro essere con il risorto.

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