mercoledì 22 aprile 2020

Atti 5,17-26 3 e Giovanni 3,16-21
Dio non può non amarci ...

C'è chi, questo tempo, lo vuole ad ogni costo collegare al giudizio di Dio; l'epidemia sarebbe il castigo per le colpe commesse dall'umanità che si è allontanata dal creatore. Una sorta di pedagogia dell'antico testamento, che viene riproposta ogni volta che una qualche catastrofe si abbatte sulla nostra autoreferenzialità mettendo in evidenza fragilità, limiti e strutture di peccato.
Non credo vero tutto questo, perchè il Dio, Padre di Gesù, quello che Gesù ci ha fatto conoscere nelle parabole, nei discorsi, nei segni della sua presenza, non ha nulla a che vedere con un Dio osservatore esterno e giudice implacabile, neppure per le colpe commesse dall'uomo. È un Dio che giudica, ma a partire da se stesso, e non dalla nostra pretesa di giudizio e di giustizia.
Il nostro punto di partenza non può non essere: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, (...) Dio infatti non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo ma perchè il mondo sua salvato per mezzo di lui". E in quale modo Dio salva il mondo? Mediante la morte del Figlio.
La radice violenta che la celebrazione della Pasqua custodiva, come sacrificio, espiazione e come sterminio dei nemici di Israele, diviene per Dio lo spazio del ribaltamento del giudizio. Lui stesso si fa sacrificio, si fa vittima di espiazione per supplire a ogni tentativo umano di compensare la "colpa" con qualcosa che sia opera dell'uomo.
Gesù innalzato sulla croce, in quella celebrazione della Pasqua, rappresenta la certa e concreta manifestazione dell'amore di Dio Padre che salva l'uomo dal nulla della morte, occupando lo spazio della morte con l'amore più grande che Dio può donare: la vita stessa del Figlio unigenito. Nel morire di Gesù la nostra morte è riempita della sua vita donata; questo è amore totale e puro, nella condizione esistenziale.
È questo Dio che ribalta ogni giudizio sulla storia e sull'uomo, insegnando che esiste un modo di comprendere la salvezza di tutto, a partire da Dio e non da noi stessi e dalla nostra presunta e umana capacità di discernere.
Come Nicodemo, legato alle tradizioni, e all'osservanza della Legge e delle Scritture, rimase meravigliato dalle parole di Gesù, così oggi anche noi possiamo meravigliarci della manifestazione dell'amore di Dio.

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