mercoledì 1 aprile 2020

Daniele 3,14-20.46-50.91-92.95 e Giovanni 8,31-42
Se Dio fosse vostro padre ... Mi amereste!

Questi versetti del capitolo ottavo di Giovanni, possiamo sintetizzarli così: "uno è figlio della parola che ascolta; dipende quindi dalla parola ascoltata essere figli di Dio padre o figli del padre della menzogna". Che cosa caratterizza questa diversa, se non opposta paternità? La verità è la libertà.
L'ascolto delle parole di Gesù portano a riconoscersi figli di suo Padre, di Yhwh, e a scoprire in sé il dono grandissimo della verità dato della parola e della libertà della persona.
Riconoscersi figli della Parola, significa scoprire come il Vangelo di Gesù ridona la vita, e che questa vita è data nella relazione con Dio Padre, perché la parola è il modo concreto con il quale veniamo a conoscenza dell'amore, che è Dio. Ecco perché l'ascolto ci fa figli; perché ci fa rinascere - nella fede- da Dio, dall'alto (confronta con il dialogo con Nicodemo). Rinascere nell'amore, cosa significa se non spogliarsi dello spirito di sopraffazione, di vendetta, di tornaconto e di interesse per rivestire la nostra esistenza di gratuita, di Dino, di solidarietà e di condivisione? Ma questa possibilità di amare è o non è vera libertà? Gesù mette di fronte a noi menzogna e verità. L'umano si può costruire in entrambi i modi. Quell'albero del giardino resta sempre ben piantato e i suoi frutti sono conoscenza del bene e del male, della verità e della menzogna - che è l'esperienza il peccato -, cioè negare la nostra vera umanità. Ecco allora che, con facile intuizione riconosco che la conseguenza della verità è la libertà, la quale si realizza nella possibilità di amare. L'ascolto della Parola ci genera come figli, liberi di amare il Padre e i fratelli. Che bello sapere che la vera libertà è la possibilità di amare!

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