lunedì 6 aprile 2020

Isaia 42,1-7 e Giovanni 12,1-11
Impariamo ad amare l'amico

Con uno sguardo dissonante dai vangeli sinottici, è Maria, sorella di Lazzaro a profumare i piedi di Gesù e ad asciugarli con i suoi capelli. Una immagine che non è accompagnata dal pianto, o dall'essere una peccatrice pubblica, o una adultera; un gesto che Maria compie in un momento di intima amicizia, in casa, assieme a Lazzaro (il fratello richiamato alla vita) e a Marta intenta, a preparare e servire la cena per un ospite speciale: l'amico Gesù. Una immagine di normalità, di famigliarità, prima che si compiano i giorni della passione. In quel gesto di Maria, sul quale si fissa anche l'attenzione di Giovanni - giovane discepolo e testimone di quel fatto - si concentra tutto l'amore che gratuitamente Maria riesce ad esprimere al Signore, cioè la tenerezza scaturita dalla vicinanza: ne cosparse i piedi con un profumo di puro nardo, assai prezioso e li asciugò con i suoi capelli; la totale gratuità nell'offrire un profumo , preziosissimo (del valore di "trecento denari"), senza guardare a spese; l'esperienza di una amicizia che si espande senza limiti e pervade tutto lo spazio vitale: "e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo". Anche io mi soffermo sull'intensità di questa amicizia, che si rivela nella serenità dei gesti e dei sentimenti vissuti con Gesù, a cui anche i discepoli sono chiamati a prendere parte. Credo che non sia una pura coincidenza, ma essi da questa esperienza, forse anche con un certo imbarazzo, abbiano capito che l'amore al Maestro è la fonte di una fragranza interiore e di una serenità di relazioni che realizzano l'esperienza di affidarsi a lui e di credere in lui, che amandoci ci libera dal nostro egoismo per aprirci alla nostra vera vocazione umana: amare.
Intanto attorno, tutto avviene secondo il copienone che tutti conosciamo: la meschinità del male e del peccato segna il progredire degli avvenimenti.

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