giovedì 17 settembre 2020

1 Corinzi 15,1-11 e Luca 7,36-50
Il profumo di Magdala

Una vera donna peccatrice è questo tipo di donna che si è introdotta in casa del Fariseo (Simone), e che tutti riconoscono come tale. Ma ciò che emerge con estrema evidenza è la consapevolezza della donna di essere una peccatrice. Il suo timido accostarsi senza ostentare ma stando dietro; il silenzio dei suoi gesti, le lacrime miste al profumo; asciugare i piedi con i suoi capelli ..., tutti gesti compiuti con umiltà e amorevolezza. Questa "peccatrice" si accosta a Gesù con tutto il desiderio di poter essere accolta e perdonata, cioè amata; ancora e nonostante il suo peccato e soprattutto nonostante quel giudizio che incombe tutto attorno a lei.
La coscienza del peccato, non rappresenta il tentativo di ristabilire la moralità perduta, ma è prima di tutto invocazione a Dio, affinché con amorevole tenerezza, il Signore si prenda cura delle nostre ferite, e con quello stesso amore ci riconfermi nella fiducia e nella speranza. Fintanto che il peccato è contravvenire alle regole, e si riduce a senso di colpa, non raggiungeremo mia quella lettura personale che riconosce insieme, il peccato, come causa e conseguenza delle ferite della nostra umanità.
Dio non è un "Signore" permaloso che si offende a causa del nostro peccato; se riduciamo Dio a questo ruolo e lo trasformiamo nel contabile della misericordia. Se questo fosse vero, Gesù non ci ha rivelato proprio nessun volto del Padre. Nella casa del Fariseo, avviene molto di più del legale perdono dei peccati. Nella casa del Fariseo, la nostra umanità ferita riceve nell'amore di Dio, la sola e vera consolazione, quella che risana veramente: la salvezza! Il suo peccato non sarà mai più causa di un giudizio di condanna. Forse è per questa incomprensione che i cristiani oggi, non cercano più il perdono e la misericordia nel sacramento, cioè in quel gesto di Gesù che corrisponde al profumo sparso dalla donna peccatrice.

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