sabato 26 settembre 2020

Il mistero iscritto nella realtà creata.

 

Qoelet 11,9-12,9 e Luca 9,43-45

La riflessione sapienziale di Qoelet di giorno in giorno si approfondisce e ci porta alle soglie della eternità. Come in questi giorni di autunno, possiamo fare memoria del susseguirsi del tempo e delle stagioni; come dal progredire della luce del sole; al germogliare dei semi; allo sbocciare dei fiori in un susseguire prodigioso si è giunti prima alla floridezza e poi alla maturità dei frutti, ora nel declinare della luce tutto sembra prepararsi al sonno del freddo inverno. Questo addormentarsi della creazione, si presta a farci comprendere anche le stagioni umane, non con una nostalgia pessimistica, ma con uno spirito di attesa come quello di chi nell'inverno desidera il tepore della prossima primavera con lo sbocciare dei suoi fiori e l'esplosione della vita. Tutto questo avvicendarsi ci porta realmente alle soglie dell'eternità, dove ciascuno lasciandosi alle spalle ogni vanità, si affida totalmente al Creatore. La sapienza di Qoelet è dunque un esercizio esistenziale propedeutico al mistero.
"... e ritorni la polvere alla terra, com’era prima, e il soffio vitale torni a Dio, che lo ha dato. Vanità delle vanità, dice Qoèlet,tutto è vanità." Ma tutto è di Dio, tutto gli appartiene.

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