venerdì 4 settembre 2020

1 Corinzi 4,1-5 e Luca 5,33-39
Non si digiuna con lo Sposo ...

La famigliarità di Gesù con i pubblicani e i peccatori è vista con estremo sospetto! Può un "uomo di Dio" frequentare uomini e donne di così scarsa moralità e dignità? Perché mangiare alla loro mensa? Gesù risponde che lui vuole convertirli, cioè mettere nel loro cuore la vera nostalgia di Dio.
In quella fraternità, e con l'amicizia, Gesù vuole fare capire loro che Dio si prende cura delle loro ferite e che non si preoccupa del giudizio per il peccato; ma per amore, vuole ma loro salvezza. 
Questo Dio, rivelato da Gesù, vissuto nella quotidianità di quel tempo e insieme a quelle persone, rappresenta un contrasto fortissimo, quasi incomprensibile sia per chi virtuosamente vive ogni adempimento della legge, sia per chi nella propria ipocrisia fa della morale il paravento delle proprie inconsistenze.
Gesù rappresenta un volto di Dio sconosciuto ai più; rappresenta al vivo un Padre che ama e che per amore dona la sua vita ai propri figli. È un Dio libero dai schematismi, da rituali elaborati da una religiosità umana che finisce per identificare Dio con una liturgia o con le leggi di una morale che conserva sé stessa.
È questo il rischio di ogni discepolo anche oggi, quello appunto di non sapore gustare l'abbondanza che rappresenta Gesù (abbondanza di pane e di pesci), trasformando l'incontro col Maestro di Galilea in uno spazio di rigidità morale in cui all'abbondanza si sostituisce il digiuno. Ma, "Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?"

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