domenica 27 settembre 2020

SI e i NO ... i figli e le prostitute

 

Ez 18,25-28 / Sal 24 / Fil 2,1-11 / Mt 21,28-32


Se volessimo sintetizzare ciò che la Parola di Dio ci dice oggi, lo potremo fare in questa frase: "...i SI e i NO ... i figli e le prostitute".

La parabola è tratta dalla vita familiare; che riflette tanti nostri comportamenti, come i nostri si è i nostri no; non sono solo la scusa del nostro disappunto o della soddisfazione, ma come disponibilità o meno, nella vita di un discepolo, costruiscono o contraddicono la nostra esperienza di fede e il nostro stare nella sequela di Gesù.

A noi alla fine è rivolta la domanda: "Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?"

"Noi in chi ci riconosciamo?

Forse dobbiamo ammettere in partenza la distanza che è in noi tra il dire il Vangelo e il praticarlo. Una distanza che diventa misura mai esaurita dei perdoni del Padre, per originare tutti i possibili  ricominciamenti che giorno dopo giorno permettono anche il nostro prenderci cura con passione della vigna del Signore, della realtà in cui viviamo, della Chiesa. Un lavoro a cui tutti sono chiamati, ciascuno a suo modo.

Tra questi figli spiccano i Farisei, una categoria ormai documentata, capaci di dire SI a Dio, nella formalità religiosa, e poi vivevano mascherando la propria ipocrisia... Quanti cristiani anche oggi, danno forma a questo stile di vita. Al punto di svuotare di bellezza e verità la proposta di fede e lo stile di vita di Gesù. Mi diceva un insegnante di religione che nelle sue terze medie ha fatto un test nel quale ha dato 13 bisogni esistenziali da ordinare, ebbene, il 96 % dei ragazzi ha messo il bisogno di credere in Dio al tredicesimo posto.

Ma il vero snodo della parabola è quel "amen, amen ...", prostitute e peccatori vi passano davanti ... Si, ci passano davanti ma in un modo pesante, non è un sorpasso, ma un soppiantare, un sostituire, perché il loro No, diventa il Si di chi vive realmente la propria conversione. Una conversione frutto di un lavoro interiore, di un travaglio dell'anima.

Gesù, nell'immagine descrive ciò che precede il Si è il No, cioè quell'essendosi avvicinato al primo figlio ..., e poi al secondo ...

Dio il (Padre) si fa accanto e ti dice: "va oggi"; è un imperativo, ma risuona come una esortazione come una preghiera fatta con tenerezza e non con autoritarismo. Poi aggiunge: "a lavorare nella vigna", in questo caso la vigna ha una priorità assoluta, è una urgenza, è ciò che il padre vuole mettere e condividere anche alla nostra attenzione.

Se la vigna è tutto ciò che è nel suo cuore; se è tutto ciò che Dio abbraccia con amore e sostiene nella esistenza, forse non ci sembra strana tanta insistenza. Una insistenza che non traduce un imperativo dispotico, ma è la sua vicinanza, il farsi accanto, oserei dire siamo in presenza di una tenerezza imperativa!

Ciò che Dio ci chiede (lo chiede a dei figli), è di essere disposti a vivere quell'invito come una priorità che, unica tra tutte, rappresenta la possibilità di trasformarci in "prostitute". Al tempo di Gesù le prostitute sono state quelle che per prime hanno accolto l'appello alla sequela, oggi, quella esperienza è di tutti quei poveri e marginali, che in realtà sono più attenti tra i "figli" a recepire l'invito del Padre.

Di fronte alla richiesta che il Padre ogni giorno ci rinnova, noi come rispondiamo? La quotidianità è lo sospiro della tenerezza imperativa, ma anche dei nostri Si e dei nostri No; il Si ci apre all'esperienza della vicinanza a Cristo, il No ci chiude nel nostro egoismo; così pure, il Si apre alla conversione del nostro egocentrismo per vivere lo scoprirci pubblicani e prostitute ...

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