martedì 20 ottobre 2020

Chi bussa?

Efesini 2,12-22 e Luca 12,35-38

 

"Siano i vostri fianchi cinti e le vostre lampade accese". Questa traduzione letterale, focalizza subito una immagine, bella e immediata, senza la preoccupazione di fissare un inizio e una fine, non c'è nessuna esortazione o una aspettativa, ma esprime un modo di essere che dice una condizione permanente di chi è discepolo del Signore, di chi ha riconosciuto il "tesoro" e vive la tensione del proprio cuore per vivere la pienezza della vita.
"Voi simili a uomini aspettanti il padrone che torna ... e bussando, subito aprano a lui"
La vita del discepolo, non si consuma nelle molte cose da fare, non si piega all'ansia di chi vede nella propria morte il limite dell'orizzonte in cui non c'è speranza alcuna.
Chi incontra Gesù nella vita, resta coinvolto con lui in una relazione che è permanente. Non è un incontrarsi fugace di un momento, non è una occasione tra le tante; ma è un incontro che è permanente, al punto che la vita stessa è:"essere con i fianchi cinti e con la lampada accesa" ; perché costantemente è un bussare di Gesù al la nostra porta, al nostro cuore. Egli bussa per entrare e restare con noi e, come lui stesso dice: "in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli" ...
Ci ripete: "mi cingerò le vesti ai fianchi, ti metterò a tavola e mi avvicinerò a te per servirti". È questo l'orizzonte di vita del discepolo ... Incontrare Gesù non può essere allora una filosofia o una idea accattivante, è un incontro trasformante in modo continuativo; diversamente chiediti: "che cosa ho incontrato, o forse chi altri ho incontrato ..."

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