lunedì 19 ottobre 2020

Fidarsi e ... affidarsi al dono di Dio.

Efesini 2,1-10 e Luca 12,13-21

La tentazione di "farsi da soli", di gestire e di progettare la propria esistenza, non è solo frutto di orgoglio, ma è spesso il sottofondo della vita di tutti; quel istinto di auto conservazione, e il modo di difenderci dalle fragilità che ci accompagnano. Ma questo stile innato, si scontra con il dono della fede, con l'esperienza della sequela di Gesù. L'impatto con Gesù risuona in noi come la domanda del vangelo di oggi: "E quello che, hai preparato, di chi sarà?" Confrontare la vita con le esigenze del Vangelo mette in discussione in modo positivo, e mai distruttivo le scelte che quotidianamente facciamo. È da questo confronto che nasce quella criticità che ti permette di crescere, cioè arricchire davanti a Dio, e non per noi stessi. È questo confronto che apre al di più di senso e significato la stessa realtà, superando la superficialità di accomodare le cose per un comodo vivacchiare. Leggendo la prima lettura si percepisce come la fede abbia permesso a Paolo e ai credenti della prima Chiesa, di riconoscere, e di fare esperienza del dono di grazia, cioè della presenza di Dio e del suono amore per noi, "e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene".

Il nostro quotidiano pregare e cercare Dio, siamo sicuri che sia solo il frutto del nostro modo di vivere la fede, o non anche un rispondere alla vicinanza di "un Dio" accanto?


Nessun commento:

Posta un commento