sabato 17 ottobre 2020

La forza di Cristo in noi ...

Efesini 1,15-23 e Luca 12,8-12

La memoria di Sant'Ignazio di Antiochia, martire,  ci permette una riflessione particolare sulla fede, proprio a partire dalla Parola, la quale non presenta la fede come atto di volontà, o come scelta e opzione fondamentale, ma a partire dal manifestarsi di Dio nella vita: "... perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire". Siamo troppo abituati a pensare alla fede e all'atto di fede come percorso personale, spirituale e di intelletto; frutto più di ragionevolezza che di mistero; una deformazione "normale" della prassi catechistica. Invece la fede è riconoscimento del mistero, è annuncio della Parola, e manifestazione di Gesù. Vorrei oggi partire proprio da questi aspetti suggeriti dal Vangelo: "chi mi riconoscerà ..." Questo riconoscere, è ben di più di una attestazione fatta davanti a un tribunale o a una Sinagoga. Chi mi riconoscerà a partire dalla vita vissuta; a partire dalla vicinanza a Dio;  dalla compagnia di Dio, di Cristo e dello Spirito ... Chi mi riconoscerà dentro la relazione di fede che condivido con chi crede, tutto questo mi introduce in un atto di fede capace anche di ospitare un suggerimento è la forza dello Spirito, che è altro da me stesso, ma che è la forza della fede. Lo ripeto, esiste una dimensione della fede che è più esperienza e riconoscimento del "mistero", piuttosto che ragionevolezza del pensiero. Ignazio, dimostra il superamento della razionalità, non in un delirio mistico; non in un gesto sovrumano che lo renderebbe difficilmente imitabile, ma proprio a partire dalla percezione della vicinanza e comunione con il mistero, la sua vita divenne capace della forza meravigliosa dello Spirito, fino al dono della vita nel martirio.

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