giovedì 8 ottobre 2020

Quando il padre nostro è vita.

Galati 3,1-5 e Luca 11,5-13

Senza alcuna interruzione o stacco narrativo, dopo il "Padre nostro", Luca, prosegue con il Vangelo dell'amicizia e del Padre buono. Siamo di fronte a una immediata applicazione alla vita. Se la preghiera apre sguardi e possibilità nuove, perché da subito non ne possono essere coinvolte anche le nostre relazioni fraterne e di amicizia?
Dalla richiesta al Padre del pane, quello tutti i giorni, che è necessario per saziare la nostra fame, al pane che ciascuno di noi può condividere con l'amico che ci prega. Il pane che dividiamo con l'amico è il pane della gratuità, un pane che nessuno pretenderà di avere in restituzione, perché quel pane può essere solamente donato, mai prestato; è un pane che sfama e nutre la fratellanza, a partire dalle situazioni più scomode.

La successione delle domande che costituiscono il Padre nostro - dacci il pane; perdona i peccati; non abbandonarci alla tentazione ...- rappresentano lo spazio normale in cui la nostra vita e me nostre relazioni, messa di fronte al Padre ne viene toccata. Il dono del pane colma le nostre fragilità; il perdono dei peccati riscatta ogni limite, anche quello che vediamo nell'altro e la vicinanza nella tentazione ci toglie dalla conseguenza di una solitudine antica che ci rende indifferenti all'amore al Padre e ai fratelli. 

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