domenica 11 ottobre 2020

La festa è per tutti!

Is 25,6-10; Sal 22; Fil 4,12-14.19-20; Mt 22,1-14 

 

Fratelli tutti, questo è il titolo della tanto discussa Enciclica sociale di Papa Francesco. Scrive il papa: “San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo. Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno, nel quale invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio. Qui egli dichiara beato colui che ama l’altro «quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui». Con queste poche e semplici parole ha spiegato l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita. Infatti San Francesco, si sentiva fratello del sole, del mare e del vento, sapeva di essere ancora più unito a quelli che erano della sua stessa carne. Dappertutto seminò pace e camminò accanto ai poveri, agli abbandonati, ai malati, agli scartati, agli ultimi.

Che cosa percepiamo immediatamente se non che la fratellanza è lo stesso pensiero di Gesù; allora questa parabola di oggi ci descrive come il regno dei cieli non è un'astrazione o una favola di carattere parenetico o una similitudine pedagogica. Le parabole vogliono descrivere una realtà di Dio che entra nella vicenda dell'uomo fino a diventarmi è una esperienza concreta. Ecco allora che la finalità di tutte le parabole che descrivono il Regno dei cieli sembra essere la festa di nozze per il figlio del re. Tutti gli invitati godono della libera gratuità del Re, nessuno è invitato per meriti personali. Se nelle parabole precedenti la corresponsabilità al regno dei cieli e il produrre frutto ci coinvolgeva direttamente; ora il Re compie un gesto di una bontà che ci sorprende: il banchetto è dato agli invitati affinché facciano festa, affinché gustino la festa.

Ancora una volta la logica del Regno supera ogni nostra logica, attesa e ogni possibilità. La bontà di Dio così come abbiamo già riconosciuta nella parabola degli operai delle diverse ore, non ha confini e non discrimina nessuno. “Venite alle nozze!”

Ecco che Dio si fa come un mendicante del nostro esserci al banchetto di nozze, come a dirci: vieni, permetti di mostrarti quanto ti voglio bene, fidati di me; fidati dei miei sentimenti, della mia bontà, del mio prendermi cura di te. Perché allora rifiutare l'invito? Si rifiuta l’invito quando bastiamo a noi stessi non abbiamo bisogno di vivere la festa che è per tutti.

Dice Isaia: "Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati"; solo in una vera fratellanza, si sperimenta la festa come superamento ogni differenza, di ogni limite e divisione, cioè una festa dove nessuno è uno scartato.

Solo con questa consapevolezza l'attenzione alle periferie del mondo non sarà un gesto di filantropia ma significherà aprirsi all'altro, riconoscendo che anche chi sta ai margini, addirittura proprio colui che è rigettato e disprezzato dalla società è oggetto della bontà di Dio.

"Tutti siamo chiamati a non ridurre il Regno di Dio nei confini della chiesetta – la nostra chiesetta piccoletta – ma a dilatare la Chiesa alle dimensioni del Regno di Dio. Soltanto, c’è una condizione: indossare l’abito nuziale cioè testimoniare la carità verso Dio e verso il prossimo" (papa Francesco, Angelus 12/10/2014).

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