mercoledì 14 ottobre 2020

Crocifissi con Cristo?

Galati 5,18-25 e Luca 11,42-46

Nella lettera hai Galati (prima lettura di oggi), Paolo dice: "Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri". 
Ma cosa significa questo "crocifiggere la carne"?
Più che nel senso della sofferenza, è nel segno della comunione. La Carne di Gesù è il segno chiaro ed evidente della sua condiscendenza (Dio che scende accanto); della sua vicinanza, del suo esserci accanto; una concreta manifestazione del nome di Dio. Yhwh, quando dal roveto disse a Mosè: "io sono colui che sono"; egli esiste e pone nella sua vicinanza la concretezza del suo esserci. Il nome di Dio non è una definizione filosofica dell’essenza divina, quanto la descrizione del suo agire sul mondo, nella storia, a favore dell’uomo, del popolo. Ecco che Gesù con la sua vita accanto e nella nostra, ci rivela e rimanda alla concreta esperienza del nome di Dio, nel suo agire concreto. In questa intima vicinanza di Gesù, la sua carne, la nostra carne, sono in quella comunione e reale appartenenza, che sola permette di riconoscere la salvezza come il suo amore per noi. Che bello poter sentire, toccare che siamo amati da Gesù, e non dobbiamo rifugiarci in tutti gli stratagemmi della religione, dei riti, dei precetti e di leggi e regole che generano una gabbia per la nostra carne, mettendo in risalto solo la fatica e la fragilità della nostra umanità. Dio accanto, Dio vicino, Dio tenero, unisce nella sua carne (crocifigge), proprio il tutto della nostra carne, non i pezzi pregiati, o almeno tali per scribi, farisei e dottori della legge, contemporanei di Gesù e nostri contemporanei.


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