domenica 26 dicembre 2021

Famiglia: Un amore necessario?

1 Samuele 1,20-22.24-28; Salmo 83; 1 Giovanni 3,1-2.21-24; Luca 2,41-52

 

In questi mesi ho con tristezza dovuto riconoscere la fatica del vivere insieme, una fatica che riesce a cancellare anni di desideri, affetti, di gesti di amore e di quotidianità ... Tutto si riassume con le parole: "siamo in crisi", a cui segue una immediata esperienza: la separazione! 

Diverse famiglie si sono divise, separate, hanno deciso di rompere quel vincolo che alcuni anni fa avevano scelto come condizione della loro felicità.

Non sono riusciti ad andare oltre e vincere le loro difficoltà, non sono riusciti a comprendere il limite e le fragilità ... Che a volte sembrano insormontabili, irriducibili e alla fine invincibili ... E allora non resta che arrendersi a una dura evidenza...

Ma molte situazioni di questo genere sono in famiglie di persone credenti, di cristiani che hanno anche cercato di camminare insieme nella fede ... E la sofferenza allora diviene ancora più grande ...

Perché non ci siamo accorti di tanto disagio? Perché non siamo riusciti a sostenere e ad aiutare il loro cammino di vita insieme ... Perché ...

Mi chiedo: perché oggi la crisi in famiglia è vissuta come una sentenza definitiva di fine rapporto, invece che come tempo provvidenziale?

Ieri scorrendo alcuni articoli, ho letto velocemente una riflessione sulla scristianizzazione della Francia; con estrema determinazione sono riusciti a relegare la religione e in particolare il cristianesimo, a un ruolo di marginalità assoluta, svuotando le persone del loro senso religioso.

Se non esiste l'ateismo di stato esiste un post cristianesimo di stato, dove la società è completamente distaccata da qualsiasi identità che faccia riferimento ai valori della religione e in particolare a quelli della Chiesa Cattolica. Anche l’identità nazionale non ha più alcun legame con la religione, così come era stato per secoli. Andando avanti di questo passo, in Francia, nel 2033 non ci saranno più battesimi e nel 2044 non ci saranno più preti francesi. Ma anche in altri Paesi cattolici, in particolare in Spagna, si nota ormai da anni un veloce processo di perdita della identità cristiana. Siamo di fronte al declino dell'occidente, perché stiamo rinnegando le nostre radici, l'esperienza della fede che ha generato la nostra storia.

Un processo che porta alla negazione di tutto ciò che è cristiano o semplicemente di ciò che ha qualcosa di cristiano.

In tutto questo, la famiglia "piccola Chiesa domestica", cuore pulsante della Chiesa, fatta di prossimità, in questo processo di scristianizzazione viene volutamente e ideologicamente svuotata e distrutta. Si trova di fatto attaccata da tutte le parti, per riuscire a togliere e svincolare il contenuto delle relazioni umane da qualsiasi riferimento con la relazione di fede. Per stare insieme non è necessario che ci sia come presupposto un sacramento e tanto meno qualcosa che abbia rilevanza religiosa: “Cosa Centra Dio col nostro stare insieme?”

Come stare di fronte a tutto questo? Come reagire rispetto alle crisi che vivono i nostri amici nell’esperienza di famiglia? Come arginare questa disgregazione sociale che non ha precedenti nella nostra storia?

Il Vangelo di oggi ci racconta una crisi famigliare, la storia di un adolescente difficile, di due genitori che non riescono a capire che cosa ha in testa. "Figlio, perché ci hai fatto stare in angoscia?" È il racconto di una famiglia che alterna giorni sereni tranquilli e altri drammatici, come accade in tutte le famiglie, specie con i figli adolescenti.

La Bibbia in tante sue pagine ci racconta e si esprime attraverso le vicende della vita famigliare: di come in un crescendo, di fatiche e di limiti, attraverso le crisi, l'uomo è la donna hanno imparato a crescere nell'arte difficile di amarsi. Si impara che si sta insieme non per attrazione fatale o sentimentale, e neppure si può stare insieme semplicemente perché ci si abitua a quella condizione. 

Oggi dobbiamo, noi, prima di tutto ridirci che cosa rappresenta per noi la Famiglia, e perché siamo disposti a generarne una piuttosto che fare altro. La problematicità del mondo contemporaneo sta entrando entro di noi e sta distruggendo l'idea è l'esperienza della famiglia quale esperienza che è parte della vita di fede ma prima di tutto dell'uomo nella sua identità.

La famiglia non è un semplice modo di vivere la socialità. Essa rappresenta una conquista umana, un progresso, che va custodito e coltivato.

Dio non ha imposto all'uomo la vita di famiglia, ma Dio viene come un figlio in una famiglia. Dio ha scelto di nascere in una famiglia umana. Gesù nasce in una relazione di amore tra Giuseppe e Maria, accolto dalla loro libertà, dalle loro scelte, dal loro amore.

La nostra famiglia può essere al pari di quella di Nazareth, un luogo in cui si può oggi, accogliere Gesù, ascoltarlo, parlare con Lui, custodirlo, proteggerlo, crescere con Lui; e così migliorare noi stessi e il mondo. Per vincere le crisi delle famiglie, per contrastarle, noi Cristiani dobbiamo capire l'urgenza è la necessità di fare spazio al Signore. Così come fecero anche Maria e Giuseppe, e non fu facile: quante difficoltà dovettero superare! La loro non era una famiglia finta, non era una famiglia irreale.

La crisi è un'occasione per ripartire dopo la stanchezza distruttiva che sembra insuperabile; si riparte, anche se non tutto è chiaro; si persevera dentro l'eco di una crisi, meditando e custodendo nel cuore gesti, parole e domande finché un giorno non si dipani il filo d’oro che tutto illuminerà e legherà insieme. Dove c'è incomprensione, dove c'è un dolore, dove c'è una fatica, si comprende di non essere perfetti, neanche santi, eppure si cerca di comprendersi reciprocamente. Ecco nella crisi occorre cercare la comprensione, prima della divisione. Quando divido è già finito tutto, quando cerco di capire di comprendere, tutto è ancora possibile. La famiglia allora non è una istituzione, ma è l’esperienza concreta dell'arte di amare, lì Dio si incarna, ci sfiora, ci tocca; lo fa nel volto, nei gesti, nello sguardo di ognuno che ci vuole bene, e quando riusciamo a dire: non avere paura, io ci sono e mi prenderò cura della tua felicità, è Dio stesso che abita quella gioia e quell'amore.

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