mercoledì 1 dicembre 2021

Il pane per tutti

Isaia 25,6-10 e Matteo 15,29-37


Il lago di Galilea, testimone della vita del Signore, testimone di quei segni compiuti dalle sue mani; sulle sue rive riecheggiano da una sponda all'altra le sue parole; i suoi passi hanno solcato quella spiaggia sassosa. È sul lago, a Tabga, tra Magdala e Cafarnao che Gesù compie quel segno profetico della sua vita donata e della comunione di un popolo generato nel pane della vita.
Il racconto si compone di due situazioni la folla - insieme di ogni tipo di persone -, e il pasto offerto per saziare ma fame di tanti.
Ma quella folla non è fatta di perfetti, di pii e devoti israeliti, pieni di fervore messianico ... No! È una folla in cui Matteo riconosce un vasto repertorio di "zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati". Una folla, un popolo, come noi oggi, come questa Chiesa un po' sgangherata che sembra perdere pezzi di credibilità e autorevolezza ogni giorno che passa. Eppure questa è la Chiesa, un popolo carico di fragilità e di limiti, bisognosa del suo maestro, dell'attenzione e delle cure del suo Signore. 
Dice il Vangelo che Gesù guarì molti. Oggi ancora questo popolo ha bisogno di essere guarito dentro quel percorso di purificazione e conversione che scaturisce nell'aderire sempre più al suo Signore.
Una immagine quella della folla che si affaccia sulla nostra pochezza, mettendo in evidenza nel contrasto fin troppo reale e umano, tra la pochezza dei mezzi a disposizione e i bisogni che sono in campo, e ci obbliga a confrontarci con quel che temiamo, il limite.
Gesù parte da qui, dal nostro limite e dal poco e propone un differente paradigma: il poco che c’è risulta essere tutto ciò che è necessario. Se tutti imparassimo  a vivere la condividivisione come stile di autentica fraternità, ci accorgeremmo  dell'abbondanza dei pani e dei pesci cioè di quanto il Signore continui a donare di sé attraverso noi stessi.

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