giovedì 30 dicembre 2021

L'attesa dell'atteso.

1 Giovanni 2,12-17 e Luca 2,36-40


La figura della profetessa Anna, si accompagna a quella di Simeone, e completa l’immagine dell’attesa e dell'accoglienza. Attesa nel senso della pazienza e sopratutto del compimento, cioè del portare a pienezza il tempo della nostra vita. La pazienza oggi si scontra con la frenesia dei ritmi del nostro modo dì vivere … una frenesia che sacrifica anche il tempo della festa, del riposo e della vacanza. Tutto si svolge con la massima eccitazione e con una accelerazione che non permette dì cogliere se non superficialmente ciò che viviamo.
Per Anna attendere il messia significò, anche, coinvolgere per lungo tempo l’amare della sua vita - "era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni-, un riservare l’amore (per oltre 60 anni) per il tempo che verrà, per una esperienza che per molti sembrerebbe inutile …
Anna, sembra rappresentare il destino di ogni uomo e donna, vedere il volto di Dio. La sua lunga esperienza vedovanza trova in quel bambino il pieno compimento, quasi come chi finalmente può gioire perché vede faccia a faccia lo sposo atteso. In un modo simile, siamo tutti nella vedovanza. Ora l'incontro con il Signore in quel bambino, celebra la conclusione di tutto ciò che ha mantenuto viva l'attesa: "servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere". Tutta la vita di Anna esprime il valore dell'attesa, anche quando l'"atteso si fa attendere".

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