1 Giovanni 2,18-21 e Giovanni 1,1-18
Silvano Fausti (sj) diceva che il Vangelo di Giovanni non racconta quasi nulla, non c'è nulla da spiegare perché Giovanni è solo spiegazione; è difficile spiegare la spiegazione, così come è difficile illuminare la luce. Giovanni non va spiegato, va guardato, va ascoltato, va contemplato. Il Vangelo di Giovanni è praticamente un dramma il cui protagonista è la Parola; poi in questo dramma ci sono i vari personaggi che siamo noi di fronte alla Parola. È praticamente il dramma dell’uomo di fronte alla Parola; il nostro destino si gioca con la Parola, con la Parola che viviamo o rifiutiamo. Se negli altri vangeli, la Parola è come un seme, gettato sul terreno ... che entra in noi, in Giovanni si mostra come questo seme cresce in noi, fino a diventare una pianta, l’albero stesso della gloria di Dio.
Questo può bastare anche per fare risuonare la Parola del prologo dal Vangelo: "A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, (...). E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria".
Nessun commento:
Posta un commento