domenica 5 dicembre 2021

Tutti in Cammino

Baruc 5,1-9 / Salmo 125 / Filippesi 1,4-11 / Luca 3,1-6


Come tutti sanno, a inizio settimana la commissione europea sulla "equality” dettava alcune linee guida per una comunicazione inclusiva, per evitare non solo ogni giudizio su questioni di religione, razza, condizioni di salute, sesso, genere, ma anche “ripulire” il linguaggio da ogni qualsiasi riferimento specifico su questi argomenti, ma e di conseguenza, anche il “cancellare” i riferimenti alla tradizione cristiana e alla dualità originaria dei sessi. Grande baruffa europea e immediato ritiro della proposta.
Al di là dell'idea che si voglia scippare il natale di Gesù, qualcuno deve spiegarmi perché le differenze non sono più ammesse, come fossero causa e origine di tutti i mali, e per ovviare ai quali, occorra realizzare una omogenizzazione da frullatore culturale e globale. A me pare che questi tentativi non raggiungano lo scopo di evitare che qualcuno, per un qualche motivo, si senta escluso. In verità a me pare che l'unico obiettivo che si raggiunge sia la omologazione o meglio la omogenizzazione dell'umano. Un umano neutro privo di specificità, di originalità di individualità. Negazione del nostro essere unici e irripetibili, negazione del principio di originalità che sta nel cuore del mistero della creazione.
Vorrei gridare come Giovanni Battista, in questo deserto di aridità umana, che la santa differenza non deve fare paura! Rieduchiamoci alla differenza e al rispetto di ciò che è diverso! Se si vuole davvero lavorare per l’inclusione ridiamo ad ognuno la responsabilità individuale delle proprie ragioni e il rispetto delle relazioni. Forse il recupero del concetto di persona inizia proprio da qui.
Detto questo mettiamoci in cammino, ma già questo momento ci mostra come il cammino non è solo spirituale o ideale. Giovanni non predica un cammino di fantasia incontro al Signore che viene.
Come il papa più volte ci ha detto, occorre prendere atto che c'è una missione da compiere, nella Chiesa e come Chiesa nel mondo ... Una missione urgente di cui farci carico.
Cosa significano le parole di Isaia oggi, per me e per ciascuno?
"Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!"
Oggi quelle parole sono un grido che lacera la nostra tiepidezza e timidezza. Non occorre essere spavaldi, intolleranti, o violenti,  occorre avere il coraggio di stare in mezzo alla nostra realtà e non rinunciare a percorrere il nostro tempo.
L'impressine è che oggi, dopo questi due anni di pandemia, molte comunità cristiane - ovviamente non la nostra - si siano sedute in quell'apatia che si incarna nella pigrizia pastorale, una inerzia rispetto all'agire laicale che invece dovrebbe coinvolgere maggiormente a partire dal rigenerare la comunione e dal dare sfogo alle reciproche corresponsabilità.
Questo nostro tempo, va percorso con gli scarponi, non con le infradito da spiaggia. Occorre attrezzarsi per un cammino che è difficoltoso, tra ingiustizie e pregiudizi; tra scartati e opportunisti; tra possibilità e arrivisti; tra indifferenza e fedi assopite ... Tutto questo sono valli, pianure e sentieri da trasformare in strade per incontrare colui che già cammina il nostro tempo, perché lo ha incarnato, da principio.
È questo il tempo in cui ci è chiesto di testimoniare una presenza, un'azione, una proposta, quella di Gesù, cioè di annunciare con la vita il Vangelo della libertà e della salvezza; è la proposta di essere una Chiesa capace di ascoltare e di agire nella verità e nella fedeltà alla parola di Dio.
Ecco allora calziamo gli scarponi e mettiamoci in cammino!


Il regalo
(Il cammino lungo e difficile)

Tobia era un bambino di quarta elementare, silenzioso e sereno.
Viveva con i genitori e la sorellina in una modesta casetta, ai margini del paese, appollaiato su una collina costellata di ulivi, a qualche chilometro dal mare.
Il giorno della chiusura della scuola, prima delle vacanze di Natale, tutti i bambini della quarta elementare fecero a gara per portare un regalo alla maestra, che si chiamava Marisa, ed era gentile e simpatica.
Sulla cattedra, si ammucchiarono pacchetti colorati…
La maestra ne notò subito uno piccolo piccolo, con un bigliettino vergato dalla calligrafia chiara ed ordinata di Tobia:
“Alla mia maestra.”
Marisa ringraziò i bambini, uno alla volta.
Quando venne il turno di Tobia, aprì il pacchettino e vide che conteneva una piccola, magnifica conchiglia, la più bella che la maestra avesse mai visto:
era tutta un ricamo pieno di fantasia, foderato di madreperla iridescente.
“Dove hai preso questa conchiglia, Tobia?” chiese la maestra.
“Giù, alla Scogliera Grande!” rispose il bambino.
La Scogliera Grande era molto lontana, e si poteva raggiungere solo tramite un sentierino scosceso.
Era un cammino interminabile e tribolato, ma solo là si potevano trovare delle conchiglie speciali, come quella di Tobia.
“Grazie, Tobia!
Terrò sempre con me questo bellissimo regalo, che mi ricorderà la tua bontà… Ma dovevi proprio fare tutto quel lungo e difficile cammino, per cercare un regalo per me?” chiese.
Tobia sorrise e rispose:
“Il cammino lungo e difficile fa parte del regalo!”

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