1 Tessalonicesi 2,9-13 e Matteo 23,27-32
La parola di Dio, che opera in voi che credete ...
Ciò che Paolo dice ai Tessalonicesi, circa la Parola è straordinario, per esprimere una Parola che è di Dio, e che se accolta opera, cioè agisce realizzando.
Ma questo non accade a caso, accade a Tessalonica, in una comunità di credenti, di uomini e donne che hanno scelto Gesù e la sua Parola come fonte della verità e del mistero di Dio. Se l'annuncio, il kerigma, è causa della fede (e ciò dimostra ciò che la Parola è capace di operare), la fede generata, si nutre continuamente della Parola stessa, cioè della predicazione e catechesi. Il rapporto con la parola diviene così stringente che ogni latitanza da parte dei credenti genera "scribi e farisei, ipocriti".
Nel Vangelo di oggi, Gesù, è quasi spietato verso coloro che della parola fanno uno strumento del loro status sociale e del loro potere; infatti non sono solo ipocriti, ma figli degli uccisori della Parola, e così complici di quell'ingiustizia.
Ricordo che il Profeta è colui che porta (proclama/grida) davanti a se la Parola di Dio.
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