domenica 6 agosto 2017

Daniele 7,9-14 / Salmo 96 / 2 Pietro 1,16-19 / Matteo 17,1-9
Festa della Trasfigurazione del Signore
Testimoni oculari della sua grandezza ...

Anche noi siamo saliti sul monte, anche noi abbiamo percorso le strade di Israele, abbiamo toccato le acque del lago di Tiberiade, abbiamo bevuto alle fonti del Giordano, nello stesso modo in cui i discepoli e Gesù avranno fatto tante volte ...
Ed è proprio in questa ordinaria esperienza della vita che si comprende ciò che è la trasfigurazione ...
La tradizione orientale pone la trasfigurazione quaranta giorni prima della Pasqua del Signore, per cui nella liturgia, si pone la festa oggi al 6 agosto perché corrisponde al quarantesimo giorno prima della festa della Santa croce il prossimo 14 settembre.
Ma anche questa annotazione ci permette di capire come il mistero celebrato so colloca nel nostro tempo ... e lo scandisce!
Pietro quando ne parla lo fa riferendosi a una esperienza vissuta:
"non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate" ... La comprensione della figura e della vita di Gesù rischia sempre di essere archiviata nel fantasioso.
Proprio per questo Pietro ci vuole fare conoscere " la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo".
Cosa è stata per lui la Trasfigurazione:
- qualcosa di concreto e di reale, l'occasione di toccare il mistero della gloria (doxsa/shekinah), "non sono favole";
- ci descrive una visione che porta l'umano alle soglie del divino: "il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce". Non possiamo fissare il sole nel suo brillare, né restiamo accecati; neppure possiamo comprendere il candore come effetto della luce;
- la trasfigurazione permette a Pietro di ascoltare la voce del Padre. Non dobbiamo immaginare le "vocine" ma accogliere il contenuto della voce, imparare ad ascoltare: "questi è il mio figlio l'amato ... In lui io metto il mio compiacimento";
- questa esperienza pone al centro della vita di Pietro, come di ogni discepolo "Gesù solo"; questa unicità non è esclusione di altro, ma inizio della fede.
Chi ha fatto esperienza del "Tabor" acquista lo sguardo della fede, che gli permette di contemplare la gloria di Cristo nella ordinarietà della vita, senza scandalizzarsi della croce e della salutare fatica della vita.

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