domenica 20 agosto 2017

Isaia 56,1.6-7 / Salmo 66 / Romani 11,13-15.29-32 / Matteo 15,21-28
Una tavola un solo pane ...


Un Vangelo che spesso non comprendiamo fino in fondo ...
Una donna dalla "grande fede", una "tavola", il "Pane dei Figli" ...
A partire dalla prima lettura, queste immagini proposta da Gesù hanno come chiave di lettura il Profeta Isaia: "I loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare". Infatti quella tavola e quel "pane dei figli" rappresentavano l'altare e i sacrifici, che Israele compiva come "riti di comunione" ed espiazione nel Tempio di Gerusalemme.
Quella tavola di trasfigura nel Cenacolo della cena pasquale, dove Gesù prende il pane dei Figli (il pane azzimo, il pane dei sacrifici) e lo dona a tutti ...
Ma tutto ciò diviene in Gesù immagine di un altro tavolo, quello della Croce, dove il pane dei figli è il corpo crocifisso di Signore.
A questo punto possiamo rileggere il brano del Vangelo, e capire come nella vicenda della donna Cananea, non solo si supera l'idea esclusivista di essere popolo di Dio, fine a se stesso, ma sulla scia di Isaia si apre alla prospettiva escatologica per cui " la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli".
Ma quando questo di avvererà? Cioè quando è vero tutto questo?
Tutto questo è vero, quando nemmeno un briciolo del pane dei figli va perduto; quando quel corpo donato è dato per i molti (che sono i tutti).
Ma se questo è vero nell'idea, quando diventa vero nella realtà?
Nella realtà è vero a partire da come la Chiesa, la Comunità e le nostre Famiglie vivono e fanno propria la loro fede nel Signore Gesù.
Questa donna ha una grande fede, cioè crede che Gesù debba prendersi cura di Lei e delle sue necessità. Quando come Chiesa, Comunità e Famiglia ci leghiamo al Signore, ci accucciamo all'altare del sacrificio, al tavolo del pane dei figli, alla Croce che è tavolo del corpo del Signore.
Abbiamo troppi "pani del mondo", pane condito ..., pane integrale ..., pane per ogni circostanza ... Ma del "pane dei figli", ne facciamo poco uso; oltre l'80% dei battezzati non se ne ciba mai. Questo è il problema reale è vero. I figli non mangiano il pane e se non si mangia il pane del suo corpo, non si fa', e non si ha vita cristiana, e questo non produce briciole sotto la tavola, per la donna Cananea e chi è con "grande fede" come Lei ... come i cagnolini ...
Sarà possibile????
- Una Chiesa dove non si mangia il pane perché si crede poco;
- una Comunità nella quale il pane è appena riconosciuto nella indifferenza, senza contemplarne la fragranza e desiderarne la novità morale;
- le nostre famiglie, piene di prove e di sofferenze, ma prive del pane che è Gesù, che crea comunione e condivisione.
La "grande fede" che Gesù riconosce nella Cananea, non è sentimentale, ma è la grande fede che si genera:
nell'ASCOLTO della parola, che raramente ascoltiamo ...;
- nella prenderci cura della FORMAZIONE nostra e dei ragazzi e giovani: CATECHESI, che non vogliamo fare;
nella PARTECIPAZIONE viva della Messa, che spesso disertiamo;
- nelle OPERE di carità e giustizia, verso i poveri, malati e per i bisognosi, che con facilità rimandiamo ad altri.

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