sabato 26 agosto 2017

Rut 2,1-3.8-11; 4,13-17 e Matteo 23,1-12
Obed, padre di Iesse, che fu padre di Davide.


Questa pagina del libro di Rut, acquista ed esprime un significato non solo teologico-salvifico, ma una forza che esprime tutta la bellezza della vicenda umana e personale.
Rut, una donna sola, una moabita, trova la sua piena corrispondenza in Booz; è in questa storia di un amore umano che prende consistenza il progetto di salvezza di Dio. Queste vicende che sembrano narrare episodi di storia famigliare, danno invece il senso della grandezza del Dio con noi, di un Dio che ci cammina accanto e che fa storia con noi, fino a noi e oltre noi. Tutto è preparato nel tempo ma non con una finalità deterministica, ma come una realtà che, gravida di vita, deve generare un futuro di grazia. 
È in questo senso che possiamo rileggere questa vicenda che apre la strada alla discendenza davidica e quindi anche alla pienezza del tempo: "il verbo che si fa carne in una donna, Maria, sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe". Anche la loro storia è una vicenda di amore umano che esprime tutta la capacità di essere spazio del mistero di Dio.

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