mercoledì 21 marzo 2018

Daniele 3,14-95 e Giovanni 8,31-42
Se crederete ... sarete liberi!

Dal capitolo sesto di Giovanni (dopo il lungo discorsi sul pane di vita) i capitoli settimo e ottavo sono una lunga sezione in cui Giovanni affronta e riporta la "grande questione" circa l'identità del Signore. Un rivelare la sua identità attraverso la comprensione del suo agire e della sua Parola. Per tutti coloro, infatti, che sono stati provocati dal Signore, inizia un itinerario che li porta a riconoscersi come discepoli (il capitolo nono, del cieco nato, racconta il passare dalle tenebre della menzogna alla luce che è Gesù). Essere discepoli, cioè illuminati, è possibile a partire del "rimanere" nella sua Parola; rimanere significa dimorare, stare, sostare, al punto che le Sue Parole non descrivono più qualcosa ma rappresentano qualcuno: lo stesso Signore.
Il rimanere nella Parola produce una immediatezza: "siete miei discepoli". Essere discepoli non è conseguenza di una formazione, o di una adesione al Signore al termine di un itinerario di conoscenza; la sua parola ci affida la verità - quella tutta intera - ci dona il Signore nell'immediato; ed è questo dimorare nella parola, cioè in Gesù che diviene momento propulsivo della nostra conversione, ossia dell'itinerario di liberazione: la verità che ci farà liberi! Verità è libertà sono cardine della vita del Signore e del suo compiere la volontà del Padre, condizioni esistenziali del Figlio dell'uomo, dell'uomo nuovo e quindi anche di ogni discepolo.
"Amen, amen ... Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero!"

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