mercoledì 7 marzo 2018

Deuteronomio 4,1.5-9 e Matteo 5,17-19
La novità della legge di Dio

Come possiamo "rileggere" la Legge di Dio?
La Legge permette uno sguardo definito sulla realtà, sulle cose e sulle scelte che ciascuno è "obbligato" a fare. La Legge non è solo un "pedagogo" - direbbe San Paolo - ma la Legge di Dio è il fondamento esistenziale di chi entra nel possesso della terra che Dio a promesso ai padri; cioè la Legge garantisce la fedeltà a Dio e alle sue promesse, impedisce di deviare nella idolatria del possesso, della ricchezza, della vanità, dell'orgoglio e della presunzione. La legge ci protegge dall'indifferenza verso Dio e dallo smarrimento della memoria, dalla perdita di identità.
Oggi, in una realtà in cui anche i credenti sembra soffrano il "prurito" di fronte alla Legge, dove la fedeltà non è più rivolta a Dio e alle promesse dei padri, ma è un accondiscendere alla propria autoreferenzialità, l'io sono del Padre, che è fondamento della Legge e che ne comunica la sua vicinanza, è sostituito dal "io sono" di me stesso.
Questo è il presupposto che dice l'incomprensibilità del nuovo legislatore, del nuovo giudice, del nuovo Patto in cui non vi ci può limitare all'osservanza farisaica della legge, ma al loro compimento. Il compimento della legge è Gesù stesso, lui è il risultato della fedeltà alla legge di Dio, lui ne è il pieno compimento.
Per piacere, smettiamo di mettere sullo stesso piano le leggi degli uomini e la legge di Dio.

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