mercoledì 14 marzo 2018

Isaia 49,8-15 e Giovanni 5,17-30
Per questo i giudei cercavano di ucciderlo...

Dopo la guarigione del paralitico alla piscina di Betzatà, l'evangelista mette in relazione questo segno con la piena rivelazione del Padre. E Gesù, potremo dire, sfrutta questo momento per auto-rivelare se stesso come colui che è stato mandato (sottinteso dal Padre).
Con tre momenti successivi, quindi una rivelazione piena, nel Vangelo di oggi, Gesù procede nella prerogativa messianica e dopo ogni doppio "Amen" ritorna sulla sua identità.
"Ameno, amen" (in verità, in verità): "... il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre ...". Essere mandato è oltre il concetto di apostolo o di colui che deve compiere una missione per conto di un altro. Essere inviato possiamo intenderlo come: Gesù è l'agire del padre che si rende evidente e manifesto nel tempo dell'uomo.
"Ameno, amen" (in verità, in verità): "... chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna ..." Per vita eterna dobbiamo pensare non solo una vita che non finisce, ma alla vita che è del Padre, la vita di Dio; essa è comunicata/donata mediante e nell'ascolto della Parola.
"Ameno, amen (in verità, in verità): "... viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno." La vita di Dio è donata a coloro che sono amati "nell'ora della gloria": passione, morte e risurrezione di Gesù. I morti sono gli uomini in se stessi, per natura privi della vita di Dio.

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