sabato 3 marzo 2018

Michea 7,14-20 e Luca 15,1-32
... ma nessuno gli dava nulla ...

Alcuni giorni fa, non ricordo bene, ho letto o ascoltato qualcosa sulla parabola del Figlio prodigo, ed era una affermazione pungente su come abbiamo adeguato ad arte queste parole di Gesù per giustificare la confessione. Infatti vediamo nella narrazione: il peccato; l'allontanarci da Dio; il ravvedimento; la contrizione dei peccati; il ritorno al Padre; l'accusare il peccato; e il perdono che diventa una festa. Ma il bello è che questa parabola non riguarda la confessione, così come la intendiamo noi.
Le parole di Gesù, in questa parabola, sono le parole del Padre rivolte a ciascuno di noi, proprio quando nella vita, da peccatori, ci troviamo e riconosciamo che "nulla" ci corrisponde, non ci viene dato nulla che soddisfi il nostro essere figli. La misericordia di Dio non è il perdonare i peccati, ma la vicinanza del Padre ai figli, una vicinanza che è amore incondizionato. Un amore sempre, per i figli peccatori e per quelli presuntuosi; per i figli infedeli e per quelli orgogliosi; per i figli indifferenti e per quelli ingrati. L'amore del Padre c'è sempre, perché dubitarne? Occorre farne esperienza! Ma dove? Come?
Chi frequenta Gesù inizia a credere che un amore così esista davvero! Chi frequenta Gesù inizia a pensare che bella Chiesa, nelle comunità cristiane, un amore così da qualche parte, se pur nascosto, ma è parente! Chi frequenta Gesù, senza scandalizzarsi, inizia a pensare che Dio Padre, sorride con amore dei nostri peccati: sdrammatizza perché a lui stiamo a cuore noi, i suoi figli ... tutti i suoi figli.

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