martedì 6 marzo 2018

Daniele 3,25.34-43 e Matteo 18,21-35
Mendicanti della misericordia 

Fintanto che non sperimentiamo l'essere piccoli e umiliati difficilmente comprenderemo il valore e il "peso" della Misericordia. Azaria, prima lettura, nella preghiera rivolta a Dio mette in relazione il trovar Misericordia con l'offrire a Dio la propria condizione purificata dall'essere un resto, piccolo e umiliato. Dio si muove a compassione, nella sua fedeltà, verso ogni uomo piccolo e umiliato. Piccolo è l'uomo che non si gonfia di sé stesso e che si pone nelle mani di Dio. Umile è l'uomo che si è spogliato della vanità, della sua sicurezza e forza; la sua vera forza è l'abbandono confidente al Padre.
Ma se la nostra preghiera è sporca di orgoglio, di ipocrisia, di vanità e si pone di fronte a Dio con la pretesa della sua Misericordia, siamo da compiangere. 
Nella parabola del Vangelo di Matteo, Gesù racconta come il Padre si muove a compassione di colui che viene schiacciato dalla spregiudicata arroganza del suo compagno. La Misericordia di Dio non è un condono, per cui tutto viene sanato, ma essendo amore, coinvolge l'esistenza a tal punto che ne deve essere trasformata.
La fonte della Misericordia è l'amore di Dio, questo sI impara per imitazione di colui che è misericordioso. I'ipocrisia di facciata dimostra la trama e la nostra infedeltà nell'imitazione della Misericordia del Padre.

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