venerdì 30 marzo 2018

Passione di Nostro Signore secondo Giovanni (Gv 18,1-19,42)
Venerdì Santo

Dopo aver mangiato la cena Pasquale, come i sinottici (Matteo, Marco e Luca) ci testimoniano, tutti gli evangelisti concordano sulla preghiera del Signore nell'orto del Getzemani. In realtà per Giovanni è un giardino il luogo in cui Gesù, spesso anche con i discepoli, si fermava a pregare.
Ma questa notte pregare non è facile, le altre notti era Gesù che guidava la preghiera e i discepoli con insistenza gli chiedevano di insegnargli a pregare; ma questa notte pregare è difficile: Gesù si è messo in disparte, vuole stare solo. I discepoli non capiscono, di conseguenza non riescono a stare svegli e a mantenere il tempo della preghiera ... Nemmeno un'ora ...
Questa ora nel Getzemani, detta di agonia, è l’ora in cui pregare di fare la volontà del Padre sprigiona ogni tipo di reazione:
- un'ora tra ribellione e abbandono alla fedeltà del Padre ...; 
- un'ora, in un giardino che già si prefigura lo spazio della sepoltura, lo spazio della morte come condizione di esistenza;
- un'ora in cui l'immagine del calice affiora prepotentemente: è il calice che contiene il vino segno della vita donata, ma è pure immagine del necessario compimento della salvezza.
Nell'ora del Getzemani, Gesù ci mostra come affrontare le nostre pure, le nostre fragilità i nostri limiti. Ci insegna a soppesare il tempo della prova per comprendere che non sempre la vittoria è la soddisfazione alle nostre aspirazioni e dei nostri desideri.
Dopo questa ora di preghiera Gesù è pronto, egli sa che la volontà del Padre non è il suo morire, ma è morire per salvare; donare per amare; soffrire per dare senso alla vita. Ora Gesù può rispondere alle guardie: "Chi cercate" ... "Sono io!" ... "Io sono Gesù il nazareno!" Anche io ti cerco Signore, ma per trovarti devo ammettere, è necessario stare almeno un'ora in preghiera con te, per vivere la tua "passione".




Nessun commento:

Posta un commento