venerdì 9 marzo 2018

Osea 14,2-10 e Marco 12,28-34
Accetta Signore la lode delle nostre labbra ...

Non tutti gli scribi sono ipocriti e induriti di cuore nella Legge; anche Gesù riconosce che tra loro c'è ne sono che non sono poi così lontani dal "regno di Dio".
Essere vicini al regno di Dio ... condizione riservata a chi è rivestito di misericordia e a chi accoglie la carità come dono, cioè come possibilità di avvicinarsi a Dio, al suo regno.
Il dialogo tra Gesù e questo giovane scriba, è stupendamente pieno di idealità; tutto è portato al grado più alto, a Dio, in un progredire verso il suo regno che ci fa percepire quanto sia importante vivere in se stessi il comandamento dell'amore.
Il comandamento in realtà ci riveste di Misericordia: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Tutto consegue dall'Ascolto di una Parola che è capace di coprire la nostra inadeguatezza. Noi abbiamo nel nostro intimo l'infedeltà; il cuore si indurisce; l'anima si appesantisce; le forze si disperdono. È l'ascolto della Sua Parola che ci può rivestire; ma non è un travestimento!
Non lo è perché l'Ascolto si fa dono di amore e diviene un imperativo esistenziale: "Amerai il tuo prossimo come te stesso", rispetto al quale tutto di noi si trasforma in forza della sua prossimità al "regno (mistero di amore) di Dio".
La lode delle nostre labbra altro non può essere che la narrazione dell'esperienza dell'amore che ci avvicina al suo regno. Ogni rifiuto dell'amore, e dell'amore al prossimo, è di per sé lontananza, e allontanamento dal regno di Dio.

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