giovedì 20 settembre 2018

1 Corinzi 15,1-11 e Luca 7,36-50
Il Kerigma!

Queste parole di Paolo sono la sintesi della fede in Cristo: non una regola di vita (come certe comunità separare dal mondo); non dei precetti morali (come per gli Scribi e i Farisei); non una conoscenza magica della realtà (come per la gnosi), ma solo la ferma convinzione che Cristo è morto in croce per i nostri peccati, fu sepolto ed è risorto; apparve a Cefa e anche ad altri, come pure a Paolo stesso.
La nostra vita quotidiana appartiene sia al morire come al risorgere. Siamo dei morti nella fragilità delle nostre scelte, nella codardia dei principi, nella ipocrisia delle decisioni; siamo dei risorti ogni volta che la possibilità di amare e di trasformare l'amore in carità corrispondono al nostro essere.
Tutta la Fede si esprime nella vittoria sul male del peccato e nella risurrezione dalla morte. Non è forse il male è il peccato che corrompono la realtà (quella fisica e quella morale) fino a condurla nel baratro della morte? Non è forse di fronte all'esperienza del male e del peccato che l'uomo sperimenta la sua fragilità e impossibilità di vittoria?
La risurrezione di Gesù è l'inizio della nuova creazione nella quale ha stabile dimora la grazia di Dio, perché tutto si rigenera nella vita del risorto. Anche in casa di Sinome il fariseo di Magdala assistiamo alla vittoria del risorto sul peccato e la morte; è l'amore che fa risorgere!

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