lunedì 10 settembre 2018

1 Corinzi 5,1-8 e Luca 6,6-11
L'immoralità non può appartenerci.

Paolo nella lettera ai Corinzi affronta un problema reale della comunità non con moralismo ma percorrendo la via della moralità.
Perché Paolo arriva a dire: "questo individuo venga consegnato a Satana ..."?
Egli non si limita ad affermare solo se un comportamento è lecito oppure non lo è, egli rivela il fondamento della moralità, del vivere personale e della comunità. La comunione che condividiamo gli uni con gli altri, ci responsabilizza rispetto ai gesti dei singoli: nessun cristiano fa corpo a sé stesso: tutti formiamo una stessa "pasta"!
Ma tutta questa comunione resterebbe anonima se non riconoscesse il fermento che la introduce nella festa della Risurrezione. Ecco che l'agire di una comunità non può che essere l'agire di chi è risorto. Ogni gesto che è memoria del passato e della carne mortale non ci deve appartenere: "Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!" È questo il fondamento della moralità cioè della vita nuova che ciascuno riceve per mezzo del Signore! La vita nuova si manifesta nella moralità!
Attenzione perché questo principio è disarmante e soprattutto non riducibile e adattabile al bieco moralismo.
Provate a leggere il Vangelo di oggi è ve ne accorgerete, Gesù applica la moralità della sua venuta nella nostra vita.

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