venerdì 28 settembre 2018

Qoèlet 3,1-11 e Luca 9,18-22
Il Cristo di Dio!

Definire Gesù come il "Cristo di Dio", cioè l'unto, consacrato del Signore, ha un senso a partire dalla tradizione ebraica, in cui il re, prescelto dal Signore per guidare il popolo, è il consacrato; in cui il profeta, chiamato per portare la parola di Dio al popolo, è un consacrato; per cui il figlio dell'uomo, che si identifica col Messia - l'inviato definitivo di Dio - è il consacrato. Ma questa comprensione soddisfa solo l'esperienza relativa alla rivelazione di Dio ad Abramo e alla sua discendenza.
Nell'auto-rivelazione di sé stesso, gli evangelisti ci testimoniano, tutti, che Gesù lega inscindibilmente a sé la passione, morte e risurrezione. Superando la dimensione dell'avvenimento e del fatto, del tempo e della nazione, per affermare come la passione, morte e risurrezione sono espressione del suo esistere, del suo essere come Consacrato universale di Dio.
Il perché di questa focalizzazione sta nell'unico necessario: la nostra fede in Cristo è stabilita sulla sua passione, morte e risurrezione. La nostra è fede nella vita eterna e nel mondo che verrà come compimento del reale e nuova creazione, in cui tutto avrà senso nella relazione esclusiva con Dio Padre e Creatore. La realtà che conosciamo è come dice Qoèlet, "l’occupazione che Dio ha dato agli uomini perché vi si affatichino"; ma Dio ha posto nel cuore dell'uomo l'anelito della vita eterna (passione, morte e risurrezione), "senza però che gli uomini possano trovare la ragione di ciò che Dio compie dal principio alla fine".

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