domenica 9 settembre 2018

Isaia 35,4-7 / Salmo 145 / Giacomo 2,1-5 / Marco 7,31-37
Un contesto al quale ci stiamo abituando

Il territorio della decapodi, si estende a partire dalla sponda oriente del mare di Galilea( attualmente tra Siria e Giordania) tranne Damasco e Beth She'an, la prima completamente in Siria, la seconda in Israele in prossimità dell'uscita del fiume Giordano da lago di Tiberiade. Dopo aver percorso la Galilea e aver fissato il proprio "quartier generale" in Cafarnao, Gesù annuncia il regno dei cieli, proclama il Vangelo in un territorio completamente diverso. Diverso culturalmente perché con forti influssi greco-romani; religiosamente diverso perché era un groviglio di esperienze politeiste e altre tra le quali anche l'ebraismo.
Gesù non teme il confronto con una realtà profondamente diversa dalla sua originaria, in certi termini la Decapolli corrisponde al mondo globale che noi oggi conosciamo.
Ma lo conosciamo realmente? Oppure vi siamo solo immersi? Conosciamo la vita degli uomini e donne del nostro tempo nella globalità delle loro esperienze? Abbiamo occhi e attenzione per la realtà che ci circonda?
Sappiamo dare una lettura dei fenomeni migratori, dei problemi identitari, della crisi della famiglia come nucleo sociale fondante, della scristianizzazione della nostra terra?
Ad esempio sappiamo che un terzo dei giovani tra i 18 e i 29 anni si professa ateo?
E che circa il 40% degli italiani, pur se si dice cattolica, perché battezzata, in realtà è ateismo, cioè non credente, e che l'essere cattolico è una semplice convenzione sociale?
Le ricerche statistiche fanno anche emergere una importante difficoltà nel trasmettere ai figli la propria fede, specialmente quando è convinta e praticata. Al contrario, ateismo o religiosità soft si trasmettono più facilmente. Più della metà delle famiglie i cui genitori sono non credenti, infatti, hanno figli non credenti. E più della metà delle famiglie caratterizzate da un cattolicesimo culturale e poco religioso hanno figli che si riconoscono in questa stessa matrice religiosa
Di fronte a questa realtà frammentata e globale, "Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno ..."
Avete capito bene! Giacomo, racconta l'esperienza di una Chiesa che è spazio di incontro, di ritrovo, in gruppi, per parlare, pregare condividere. Una Chiesa di cui fanno parte tutti, ricchi e poveri ... Quale è la preoccupazione dell'Apostolo? La preoccupazione non è del numero, della massa, ma che quella riunione possa essere immagine della Chiesa come fratellanza, e famiglia di Dio.
Alle nostre riunioni chi viene ... Lo sguardo sulla realtà ci interroga sui nostri gruppi e comunità? Non sarà che il nostro ritrovarsi sia così elitario che appartenervi sia come l'iscrizione a un Club esclusivo?
Oggi, alla fatidica riunione, non solo i ricchi, non solo i poveri, ma alla riunione potrebbero entrare divorziati, risposati, omosessuali, tossicodipendenti, alcolisti, psicolabili ... Sì perché anche di questo è fatta la nostra realtà, anche di questi è fatta la Chiesa.
Effatà, apriti ! ... Sono le parole del Signore, pronunciate nel gesto di toccare le orecchie e le labbra del sordo muto, per provocarne la guarigione; oggi a ciascuno di noi quella parola del Signore è un invito a superare il limite di ciò che vogliamo ascoltare e il limite delle nostre parole ...
Effatà non significa semplicemente aprirsi al rumore della realtà. Di "rumore" assordante ne facciamo anche troppo ... Di parole inutili ne pronunciamo anche troppe ...
Ci riempiamo del "rumore" roboante delle nostre cose, delle nostre iniziative, dei nostri progetti ... incuranti del valore delle parole, del senso delle parole ... Le nostre rischiano di essere parole sconnesse, cioè non connesse con la verità, non connesse con il cuore, non connesse con Dio.
L'evangelista Marco, dice che alla parola Effatà - dopo aver sputato, e con la saliva toccato la lingua del muto - si sciolse il nodo della sua lingua e parlava in modo corretto, diritto ... Non dobbiamo intenderlo solo grammaticale e lessicale, ma secondo verità con la coerenza che le parole esprimono della vita.
Lo stesso possiamo dirlo delle orecchie; al tocco delle mani del Signore - gli infila le dita nelle orecchie, e all'invito ad aprirsi, il sordo torna ad sentirci ... Ma la prima parola che ascolta è quella di Gesù che lo invita ad aprirsi a Lui; ad accoglierlo come parola, come salvatore come Figlio di Dio.
Lo stile della Chiesa oggi, l'agire del credente, non può che essere quello di Gesù, attento alle realtà, pur con tutta la complessità che si porta dentro, per causare l'Effatà dell'uomo. La connessione con il trascendente, non con la sensibilità spirituale; con il mistero non con il magico e l'astrale; con la vita eterna di Dio e non con un divino sconosciuto.

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