venerdì 21 settembre 2018

Efesini 4,1-13 e Matteo 9,9-13
Umiltà, dolcezza e magnanimità.

Paolo, nel momento stesso della prigionia, riconosce sempre più la chiamata ricevuta, e la necessità di restarvi fedele, nonostante le tante tentazioni e prove che potevano portarlo altrove, potevano indurlo a dubitare e rinunciare.
È in questo processo di discernimento legato alla vita, e alle circostanze che Paolo individua una triade di atteggiamenti spirituali e morali, che pone alla base della solidità e perseveranza vocazionale.
L'umiltà, la dolcezza e la magnanimità. L'umiltà, non è certo cosa facile per un uomo dal carattere forte come il suo, quando, spesso, egli rischia di essere frainteso. L'umiltà per Paolo diventa pazienza, silenzio e preghiera. Rinunciare alla sua giustificazione per affidarsi totalmente al giudizio di Dio. La dolcezza; altra parola che sembra dissonante rispetto alle parole e al tono che Paolo rivela in tanti scritti. Eppure la dolcezza è all'origine della sua passione pastorale, del suo prendersi cura con dedizione delle comunità. E la magnanimità, la grandezza di animo, la generosità disinteressata; è lo spirito del servizio, come obbedienza e dono a Cristo e alla chiamata ricevuta che meglio di altro racconta il grande spessore di questo uomo. 

Nessun commento:

Posta un commento