sabato 1 settembre 2018

1 Corinzi 1,26-31 e Matteo 25,14-30
Uno o più talenti di amore!

La logica della parabola è ferrea, infatti tutto si svolge per sottolineare il personale e responsabile coinvolgimento nel realizzare la gioia del proprio Signore. Ma questa è una immagine che declinata nella vita di ciascuno opera quel contatto con il mistero di Dio che prima di tutto chiama a conversione. La nostra relazione con il Padre parte proprio dalla presa di coscienza di essere dono, essere 5, 2 o 1 talento non conta, ciò che è importante e sentirsi dono.
Perché è importante passare dall'essere dono al prendersene cura? Perché nel prendermi cura del dono, divento parte della gioia e mi incammino verso il mio fine: la gioia del mio Signore!
Nella logica economica, il profitto motiva il curare i talenti ricevuti: una logica del profitto che riconosce un valore e il perseguirne il suo incremento. Di fronte all'esperienza del dono - che è tutto ciò che è del Padre (il suo amore) - la nostra umanità se illuminata dalla fede, corrisponde all'amore amando a sua volta. Riconoscere il dono ricevuto, è prima di tutto riconoscere di essere amati, di essere unici e speciali per Dio Padre. Incrementare l'amore ricevuto corrispondendovi è già partecipare alla gioia del Signore. La sfida della nostra vita quotidiana è legata alla cura di un amore donato che che spesso tratteniamo e non corrispondiamo. La nostra umanità ferita e umiliata, si dimostra spesso come il luogo in cui sotterrare il dono di amore ricevuto. Questo non ci fa bene!

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