domenica 13 ottobre 2019

2Re 5,14-17; Sal 97; 2Tm 2,8-13; Lc 17,11-19
Una fede grata ...

Naaman il siro, il lebbroso samaritano, sono immagini di un cammino umano che entra nel dinamismo della fede.
A volte noi confondiamo la nostra fede con la professione di fede. Ma la fede non si risolve in una affermazione teologica, e neppure in una asserzione convinta della propria coscienza. Forse occorre che impariamo che la fede è come la "corrente" della vita e dell'esistenza. La fede è desiderio di Dio, bisogno di essere amati da un amore che non si consuma e si estingue. La fede è appartenenza a un mistero che ti sostiene pur nella personale fragilità e debolezza.
Il lebbroso del Vangelo che torna da Gesù dopo essere guarito, racconta la sua fede, attraverso l'esperienza della dura malattia. Quella lebbra più lo ha escluso dalla società, più lo ha ferito e umiliato, ancora di più lo ha avvicinato a Dio. E le parole di Gesù, quasi insignificanti agli orecchi dei molti, per lui hanno rappresentato la risposta attesa, di un Dio che si prende cura della vita dei suoi figli. Che strano, anche lui era straniero, era un "cane samaritano" ... eppure a Dio non è dispiaciuto rivelarsi e amarlo fino a rinnovargli la vita.
Noi che fede abbiamo? Come potremo raccontare la nostra fede?
Naaman, i dieci lebbrosi ... anche altri, hanno potuto raccontare il "cammino" della propria esperienza di fede, nelle durezze, nella fatica, nella fragilità; nella fede che nasce dalla  sofferenza; fino a giungere alla speranza, al desiderio, alla certezza, all'affidamento. La vita si è rivelata il contenitore ideale di una esperienza:
- del camminare nella ricerca del mistero;
- dell'ascoltare una parola di salvezza;
- del riconoscere con gratitudine una grazia inattesa è necessaria.
La fede è appartenenza, è testimonianza, è stupore, è fiducia ... ma soprattutto è mistero di Dio, che ci incontra nella nostra fragilità umana, e ci incontra attraverso la Chiesa e gli uomini di Chiesa, anche se fragili e inadeguati, ma è il mistero di Dio che sceglie quegli uomini, e quella realtà per suscitare la Fede nei suoi figli.
La fede è una necessità dell'amore ... ecco perché è così importante. L'amore umano, l'amore di Dio Padre, l'amore di Cristo, l'amore che è lo Spirito ... L'amore trova nella fede il modo esplicito di essere decifrato, capito, comunicato e condiviso.
Ecco allora che la testimonianza della fede è testimonianza di amore ... Ma amare nella vita si traduce nella esperienza della gratitudine.
Sia Naaman che il lebbroso samaritano, esprimono la loro fede nella gratitudine.
Chi non dice mai grazie a Dio per i doni ricevuti, per la vita che ci sostiene, per le persone che ci ha posto accanto, per l'amore che illumina i nostri giorni ... Che fede ha?
La fede ha un vocabolario semplice, del cuore, immediato ... Essa è apertura al mistero e gratitudine. Facciamo realmente esperienza della fede quando siamo capaci di gratitudine, quando il grazie che diciamo a Dio e ai fratelli è talmente normale e semplice che rispecchia il nostro cuore che in quel gesto tutto si abbandona, tutto si affida.
Quale grande sofferenza è allora il tradimento della gratitudine, il tradimento dell'amore che oggi ti manifesta in molti uomini, anche di chiesa, in molti ministri e vescovi e laici.
La fede, garantita nella comunione ecclesiale, è certezza di essere nell'amore di Cristo, quell'amore che cammina accanto a noi nel tempo, ci rinnova e ci rende idonei a vivere e annunciare il Vangelo.

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