Malachia 3,13-20 e Luca 11,5-13
Chiedere, cercare, bussare ... con sfrontatezza!
Sul dizionario alla parola greca tradotta con sfrontatezza trovo anche "spudorata insistenza". Il senso dell'immagine acquista maggiore concretezza, siamo di fronte a un atteggiamento inconsueto, anzi, a una modalità sconveniente, anche irritante o irriguardosa. L'accostamento che Gesù pone alla esperienza della preghiera è proprio molto lontano dal modo consueto di educare alla preghiera.
"E disse a loro: ..." Dopo aver pregato con loro (dice il "Padre nostro ..."), Gesù trasforma quelle parole in vita concreta, non lascia le parole all'interno del sacro recito del Tempio; non le riduce a un dialogo sordo dei sacerdoti che offrono offerte e compiono così il loro servizio al Signore. La preghiera appartiene alla quotidianità, alla relazione di amicizia, essa si rivela come descrizione delle esperienze di normalità e in quelle mostra il suo senso:
- la richiesta: ciascuno di noi riconosce nella espressione di preghiera la propria insufficienza, si scopre limitato e nella necessità di essere portato a pienezza.
- la ricerca: ciascuno di noi sperimenta la preghiera come consapevolezza del cercare "quei pani" di cui solo gli altri (i fratelli, il prossimo) sono nella possibilità di dare.
- il bussare: ciascuno può essere insistente e bussare oltre misura, ma solo perché riconosce che dietro la porta c'è il volto di un amico.
Ecco allora che la preghiera esprime una relazione vera, riproduce la vita e i sentimenti, racconta la propria storia e chiede, accoglienza nel cuore del Padre; cerca compimento cioè un amore che sappia compatire; bussa e risuona fino allo "sfinimento" ovvero al compimento, cioè quando alla nostra preghiera corrisponderà solo l'essere esaudita.
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