venerdì 25 ottobre 2019

Romani 7,18-25 e Luca 12,54-59
Dall'inconsistenza alla grazia!

Non è la prima volta che nel Vangelo, nelle parabole troviamo questa espressione o formulazioni simili a questa: "... lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo"; incombe infatti, nella nostra vita, quel senso di giustizia umana, che alla fine risulterà sempre una disumana ingiustizia. Siamo di fronte a una esperienza, forse sperimentata anche da Paolo, che mette in evidenza la palese inconsistenza tra la nostra condizione reale e la visione ideale che lo Spirito di Dio suscita in noi. Questa "distanza" è lo spazio in cui agisce la grazia ed è lo spazio umano-divino in cui ciascuno di noi incontra quotidianamente Gesù. Paolo nella lettera ai romani esulta esclamando: "Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!" Infatti chi riempie questo spazio nel quale sperimentiamo un ingiusto giudizio, chi ci svela il senso di quel discernimento che permette al mio vivere quotidiano di essere in cammino in quello stimolo di grazia che vince e redime la nostra inconsistenza!
Vivere l'inconsistenza come occasione di grazia - assurdo per molti cristiani - permette invece, di vincere la condizione disumana in cui il giudizio è solo moralismo e mai esperienza di misericordia. Ciò che ridona la felicità perduta è solo il quotidiano incontro con Gesù, non in un giudizio, ma come compagno di cammino e di vita.

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