venerdì 4 ottobre 2019

Galati 6,14-18 e Matteo 11,25-30
Festa di San Francesco d'Assisi, patrono d'Italia
Portiamo le stigmate di Cristo nel corpo 

È una forma di misticismo l'esperienza che Paolo racconta: nel suo corpo non riconosce più i segni della circoncisione, quale garanzia di appartenere al popolo di Israele, ma il segno della "nuova creatura" (conformata a Cristo) in forza dell'amore di Gesù.
Sperimentare l'amore di Gesù per ciascuno di noi risulta una esperienza particolare, perché amare per Gesù significa morire per donarci la sua vita; significa spezzarsi come pane per essere condiviso; significa essere versato per essere offerto! Sono queste le stigmate di cui Paolo fa esperienza, e che a volte trovano riflesso anche nella nostra carne. Ma lo stesso Vangelo, non pensiamo che sia una dolce compensazione alle fragilità e fatiche della vita. Saremo degli ingenui se pensassimo questo!
La consolazione che Gesù ci dona, è parte del mistero della sua passione; una passione che rappresenta il limite, la fatica, l'ingiustizia del mondo, realtà tutte che trovano nella immersione nella vita di Gesù lo spazio della loro piena e travagliante manifestazione; come pure l'urgenza della loro redenzione o risoluzione ("salvezza": mistero rivelato ai piccoli), cioè lo spazio dove incontrare l'amore del Padre che è riversato nella vita del suo figlio ("Tutto è stato dato a me dal Padre mio ...", tutto il suo amore di Padre).
Non scandalizziamoci dunque della fatica; non scartiamo la fragilità nostra e degli altri; non sottraiamoci ad accompagnare (compatire) il cammino dei fratelli; è quello il "giogo" che ci conforma a Cristo mite ed umile! Non sono forse umiltà e mitezza la piccola via della santità di Francesco e di altri con Lui? Ecco che amare è soprattutto compatire!

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