martedì 22 ottobre 2019

Romani 5,13-21 e Luca 12,35-38
Siate simili a uomini aspettanti ...

Quali sentimenti abbiamo e riconosciamo nei confronti di Gesù, del Signore? Questi due versetti di Luca sono una "miniera di stile" per decifrare come è un discepolo.
È diverso dire "aspettante" piuttosto che dire uno che aspetta; forse è solo impressione, ma uno che aspetta mi sembra proprio fermo sulla piazzola dell'autobus in attesa dell'orario fissato per la fermata. Un aspettante mi suggerisce un dinamismo, un movimento, una tensione viva nell'attesa stessa. Ecco che il servo aspettante sperimenta l'ansia per l'attesa del suo "padrone". Forse non ha mai atteso il suo ritorno da un viaggio o dopo una prolungata assenza? Forse ciò è già accaduto, ma non era mai accaduto il suo rientrare nella notte delle nozze! Ecco il padrone torna dalle nozze, torna egli stesso con la gioia di chi conduce la spesa nella casa. Non sono ammesse figuracce ... Tutto deve essere bello, preparato con cura, per accogliere la Sposa del padrone. I servi sono allertati, l'aspettativa/ansia del padrone è aspettativa e ansia dei servi. Non una aspettativa fine a sé stessa, non un'ansia psico-somatica, ma un vero desiderio di incontro e di accoglienza del padrone e della grande gioia che porta con sé. Ecco che quando arriva il padrone, questa attesa "aspettante" si trasforma nel prolungamento della festa di nozze: "Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli". Oggi preghiamo (ci rendiamo sensibili e disponibili) affinché il nostro vegliare in attesa di Gesù, il nostro desiderio di incontrarlo, sia da "aspettanti", per vivere in pienezza la nostra vocazione è il nostro servizio.

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