lunedì 28 ottobre 2019

Efesini 2,19-22 e Luca 6,12-19
Da lui usciva una forza che guariva tutti ...

Lo sguardo di Gesù si rivolge tutto intorno; salire sul monte permette al Signore di vedere tutto e soprattutto "tutti"; nessuno è escluso, tutti sono invitati a salire sul monte per divenire suoi discepoli. Il gruppo dei dodici acquista - se vogliamo - una immagine ecclesiale, non selettiva ed esclusiva, ma diviene simbolo del nuovo Israele, della universalità delle genti che il Signore vuole incontrare/convocare. Questo incontro si realizza attraverso il contatto mediante i discepoli. Dopo essere saliti con Gesù sul monte, tutto e tutti, veniamo ricondotti nell'incontro con le genti: "C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne." Non è una chiamata esclusiva e settaria, ma una chiamata universale che coinvolga il tutto in una azione che è missione: "essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti".
È una chiamata per essere dono di guarigione per le nostre malattie e per vincere il satana-divisore che ci rende schiavi della "disumanità". La malattia incurabile da cui non riusciremo mai a liberarci è la nostra propensione ad essere dio a noi stessi. L'esperienza di essere con Gesù, dono di guarigione, ci permette di rigenerare quella apertura all'umano che si esprime attraverso l'amore di Dio e dei fratelli, è questa l'unica medicina, l'unica esperienza capace di guarire la nostra ferita mortale.

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