mercoledì 30 ottobre 2019


Romani 8,26-30 e Luca 13,22-30
Il nostro vero bene!

"Voi, non so di dove siete", non conosco la vostra origine, la vostra casa, la vostra famiglia, il vostro padre ... Mai parole del Signore furono più esplicite e dure. Un concetto che si accosta al "chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anche io lo riconoscerò davanti al padre mio, ma chi mi rinnegherà ..."; ma perché una espressione così dura, così forte?
Forse perché c'era già chi viveva come discepolo in modo non "vero", c'era chi seguiva il Signore nella speranza di una qualche opportunità, per riuscita, oppure per conseguire un qualche successo ...
Discepoli che hanno mangiato nella intimità della casa con il Signore e che sulle piazze hanno ascoltato le sue parole, senza però convertire il cuore e la vita. Una esperienza drammatica anche oggi è lo stare (o sostare) nella Chiesa senza fare frutti di conversione! E' questa l'incredibile miopia del discepolo! Ogni tralcio viene portato perché porti più frutto ... di conversione, e se non porta frutto viene tagliato e gettato. Questa immagine appartiene al genere del "giudizio finale" ma anche alla concreta attualità della vita del discepolo. La salvezza si deve attendere come condizione di vita eterna, ma la si vive nel tempo presente come conversione  permanente. La conversione allora non è presenzialità nelle piazze (in comunità, negli spazi sociali e di vita, ecc ...), fin nella mensa del Signore (eucaristia), ma rappresenta in concreto il modo in cui la salvezza è esperienza della vita. Fintanto che pensiamo la salvezza come un decreto o un giudizio legale mai entreremo per la porta stretta che è la conversione del cuore: cioè il cambiamento!

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